Mi ricordo autobus affollati di giovani e intere famiglie che si dirigevano verso il porto di Napoli per poi raggiungere l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada. Ricordo i pianti dei genitori che vedevano partire i propri figli senza sapere cosa ne sarebbe stato di loro, senza sapere nulla del paese in cui andavano a cercare un avvenire migliore. Come in un sogno, ricordo il momento in cui mio fratello partì da solo per l’Australia e il lungo periodo successivo in cui mia madre piangeva sempre per lui. Mio padre era già in Belgio dal 1947 e solo raramente tornava a Tocco, poi si trasferì in Canada e, finalmente, con grande gioia dei miei genitori, nel 1959 tutta la famiglia si riunì a Toronto. Soltanto oggi riesco a comprendere quanto sia costata questa felicità a mia madre che ha dovuto rinunciare al suo paese, al suo ambiente, alle sue amicizie, e alla vicinanza di sua sorella. Quando penso a ciò che mia madre ha sacrificato pur di dare un’opportunità alla sua famiglia, penso che non c’é alcun sacrificio che non farei per i miei figli. Secondo me l’emigrante é come un albero che viene trapiantato da un campo in un altro e deve abituarsi ad una terra nuova, rimettere radici, rinvigorirsi, e cercare di produrre frutti. La comunità italiana in Canada adesso é un giardino bellissimo con tanti alberi diversi.Mario Capone Durban, South Africa
Fernando Zicronzelle Philadelphia, Pa., USA
Michele (lu papacere de i Paruite) Mebourne, Australia
Non potrò mai dimenticare una frase scritta da Ignazio Silone : “E’ vero che io sono cittadino del mondo, ma sono abruzzese e l’amore per la propria terra uno se lo porta dentro, diventa una parte di te, in qualunque parte del mondo tu viva”.
Maria Morgani
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